Allo specchio di Moira Orfei

Raccogliendo diverse interviste trovate in rete, abbiamo immaginato di incontrare in sala trucco Moira Orfei intenta in una serie di dialoghi autobiografici.

Moira e il cinema, l’amore, i gay, la politica e la chiesa

Allo specchio di Moira Orfei 
La fisicità e il passare del tempo restituito con puntualità e spesso ironica menzogna

Quando ero piccolina ero nera come un’araba e mi chiamavano Mora, mai Miranda, e così, quando ho iniziato a fare il cinema, hanno aggiunto al mio nomignolo una “i”, perché Mora era volgare e Moira era bello.

L’esperienza al cinema ha dato grande prestigio al circo, anche se in quel mondo ho finito per avere nostalgia dell’allegria, della gente, dello spettacolo e della musica che incontravo sotto il mio tendone. Lavorare al cinema vuol dire alzarsi alle 4 di mattina e andare avanti fino alle 10 di sera. Non sono fatta per stare lì impalata a imparare le battute, anche se il cinema mi ha dato molto. Pietro Germi mi disse che se avessi studiato recitazione sarei potuta diventare brava come la Loren: che gentiluomo Germi! Casanova 70 con Mastroianni e Signori e signore di Germi sono i film che ho amato di più. Quanti corteggiatori poi… ah, ci hanno provato un po’ tutti: Mastroianni, Gassman, Totò, ma io ero talmente innamorata di mio marito che non me ne fregava di nessuno! Alla televisione, invece, tutti gay.

Guarda che capelli, devo darmi una sistemata. È stato tutto merito di De Laurentiis. Mi offrì una parte nel film Dieci bandiere: mi ha dato in mano alla sua equipe e ha detto “Mettetela così”, aggiungendo poi “Moira non cambiare mai perché solo le donne senza personalità cambiano spesso il look”. Allora avevo i capelli lunghi e ricci. Mi trasformò. Lo diceva anche Fellini. Venne a girare I Clown al mio circo. Mi raccontava che da ragazzino non aveva soldi ed entrava al circo di nascosto. Mi portava dalle prostitute, le intervistava per redimerle. Amava le tettone, i culoni. Un genio. Così ci sono solo io. Io è trent’anni che mi tengo questo look e mi riconoscono anche da dietro. Schiava della mia immagine? Che sciocchezza, nemmeno un po’. Mi riconoscono ovunque e non ho pace, ma io sono una diva non una casalinga. Mica devo andare a fare la spesa. Guardo la televisione, vado a vedere le prove degli artisti, faccio il finale del primo tempo, perché sapete che ho avuto una brutta malattia? Ho avuto sei mesi che sono stati un incubo, con tutta quella fisioterapia che mi ha ribaltata come un calzino. Ma mi son detta: “Moira qui bisogna farsi forza”. Ora sto bene, cammino bene ma avrei potuto restare paralizzata. Ah se ci penso! Un’icona paralizzata? Andiamo! Icona gay per giunta. L’anno scorso sono andata a Viareggio, c’erano 20 mila gay in questo locale e la sera prima c’era stata un’attrice che avevano fischiato e tirato della roba addosso… mi tremavano le gambe, ma quando Canino mi ha presentato c’è stato un urlo feroce come quando Maradona faceva gol. Mi piacciono i gay, li adoro. Così colorati. Proprio non la capisco gente come la Vanoni che diceva di andare ai gay pride tutti in giacca e cravatta. Bisognerebbe dire alla Vanoni che si faccia meno punture in faccia! Devono essere liberi, mettere bei costumi! A me piacciono così. Se si mettono cravatta e giacca nera perdono la loro identità, sembra un funerale! Io per i gay stravedo, è inutile. Se due si vogliono bene perché non possono stare insieme? E se vogliono un bambino perché non dovrebbero poterlo adottare? Io so cosa vuol dire sentirsi dire che non si è normali. Nel 1960 quando ho fondato il mio circo ci prendevano tutti per zingari. Ho vissuto i pregiudizi sulla mia pelle. Ma io me ne fregavo. Ecco perché anche i gay se ne devono fregare di quello che pensa l’altra gente. La vita va vissuta come si vuole.

E dopo i capelli tocca al trucco. Eccola qui Moira, la seduttrice (che ridere). Quando ci provavano con me però rifiutavo sempre e senza mai offenderli. Io dicevo: “Guardi, io sono tanto innamorata di mio marito, che se non lo fossi verrei subito con lei!”. Così erano contenti. Insistenti pure quelli che volevano scendessi in politica: “Non me ne intendo. Sono apolitica, io”. Se fanno un partito dei gay vado coi gay e basta. Prima mi invitano a scendere in campo e poi mi accusano di vivere in una roulotte per non pagare l’ICI. Quella la paga mia figlia che vive nella villa. No, la mia carovana è una grande carovana. È lunga 24 metri e quando si ferma si apre idraulicamente e diventa 8 metri per 24. Sono molto cattolica, ma so che la chiesa è contro i gay anche se io so che certi preti… guarda meglio che sto zitta… parlano proprio loro.
Un tempo avrei potuto tradire mio marito ogni giorno. Lui non è mai stato geloso, è un duro. Io invece sono sempre stata gelosissima. Una giorno mi sveglio alle 5 di mattina e non lo trovo a letto. Ne ero certa: stava con una ballerina. Esco e lo becco nelle stalle degli animali. Prendo una tanica e butto la benzina tutt’intorno. Avevo già il fiammifero acceso, mancava poco e mi facevo 30 anni di galera. Lui ha sempre avuto il “fascino della sbarra”: stava nella gabbia con le tigri, le donne gli andavano dietro. Ogni tanto spariva, faceva cose balorde, spesso lo accusavo per niente. Una volta presi a schiaffi il nano perché gli aveva portato un bigliettino d’amore. Chissà cos’ha fatto! Non l’ho mai beccato, ma anche se mi avesse tradita non mi sarei vendicata. Oggi ha 70 anni, ma ne dimostra 50, è alto e palestrato. Io continuo ad avere dei dubbi, lo tampino e lui dice: “Basta telefonate”.

Ecco fatto, in fondo non impiego molto a diventare Moira Orfei. Finché ci sono, il mio giro di pista finale lo devo fare. Ma ora andiamo, sono pronta!